Siena abbandonata
Sono da sempre un sostenitore della partecipazione popolare al processo di decisione politica, così, quando nacque il gruppo Facebook “Siena abbandonata“, inizialmente avevo trovato anche dei lati positivi nell’idea di fondo di segnalare le storture della città, sia dei cittadini che degli amministratori.
L’idillio durò poco: nel gruppo, a parte casi isolati, non era possibile sostenere un dialogo, vigeva un continuo “noi contro voi” (dove il voi era chi amministrava la città o chi semplicemente dissentiva), i toni erano denigratori e spesso sconfinavano nell’offesa. I temi venivano sempre trattati superficialmente e non veniva mai intaccata la complessità che sta alla base di ogni processo decisionale.
Così abbandonai il gruppo, convinto che si sarebbe sgonfiato da sé. Invece, in piena logica anti-sistema, già rivisto in chiave cinquestelle prima e Lega poi (che del sistema però fa parte da tempo, ma questa è un’altra storia), il dissenso per quelle che io reputo problemi marginali (come i lampioni accesi di giorno o le persone sdraiate in piazza del campo) si è diffuso a macchia d’olio. Talmente diffuso che alcuni candidati sindaco hanno portato “il decoro” come pilastro della loro campagna elettorale, essendo evidentemente l’unica domanda di una cittadinanza a cui erano in grado di dare una risposta.
[Nel mentre nel gruppo si iniziava ad aizzare la folla verso gli altri, di solito di colore, e a richiedere per questi “docce di zyklon b” cit.]
All’epoca dichiarai che la città stava perseguendo obiettivi a mio avviso non primari nella scala gerarchica di ciò che è importante per una comunità. Fra questi citavo, non casualmente, il decoro.
Così, quando ieri ho letto la dichiarazione dell’assessora ai servizi sociali “i senzatetto alla stazione sono anche un problema di decoro urbano” sì, ho avuto un sussulto, ma dovevo aspettarmelo.
Nella visione moderna del mondo dove l’apparenza regna incontrastata, anche degli essere umani che non si possono permettere un tetto, vengono ridisegnati alla stregua di panchine rotte o bidoni non funzionanti.
Come appunto degli oggetti che deteriorano l’estetica cittadina.
Sono convinto che se vogliamo immaginarci le città del futuro, oltre a combattere per una redistribuzione equa delle risorse, vada riaffermata l’importanza dei diritti universali e della dignità umana, e ciò si ha mettendoli in testa alla classifica delle priorità.
Il tanto conclamato decoro verrà di conseguenza.
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