Galleria del Palio: per un futuro ancora da scrivere
Articolo uscito sul Malborghetto, periodico della Contrada Capitana dell’Onda, a dicembre 2024
“Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che compie ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio culturale, materiale e immateriale.
Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità.
Operano e comunicano in modo etico e professionale e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.”
Partendo dalla definizione di museo, approvata a Praga nell’agosto 2022, dopo un lungo processo fra istituzioni, associazioni ed enti di tutto il mondo, vorrei provare a riflettere sulla questione del Museo del Palio, che da poco meno di 10 anni è tornato agli onori della cronaca. L’anno è il 2016 e il sindaco Valentini rispolvera una vecchia proposta di realizzare una Galleria (e non un museo per non urtare la sensibilità di una parte della città) che racconti il Palio di Siena. Viene nominata una commissione che, raccolte proposte e suggestioni attraverso un percorso di condivisione cittadina, illustra la traccia del nuovo strumento di conoscenza della nostra festa. Nella Galleria, individuata la sede nei Magazzini del sale all’interno del Palazzo Pubblico, sarebbe stata quindi esposta la storia di Siena, presentata come filo conduttore nel quale inserire il progresso e le vicende delle Contrade e del Palio. Essendo il Palio una festa popolare pluricentenaria che ha superato tutti i mutamenti e gli scossoni della nostra società una tale proposta pareva quasi la soluzione più naturale per ovviare alla mancanza dei due musei. A corredo di questa traccia narrativa, l’amministrazione comunale poneva come obiettivi la sostenibilità economica della realizzazione (in netta controtendenza con quelle che erano state alcune precedenti progettualità cittadine), la non sovrapposizione con i musei di contrada – addirittura provando a immaginare una sorta di museo diffuso – e che fosse per lo più un museo multimediale, senza quindi dover attingere dal materiale di proprietà delle contrade e del Comune stesso. Nonostante l’iniziale diniego del Magistrato delle Contrade, il progetto è andato avanti anche con l’amministrazione De Mossi, eletta nel 2018, la quale ha nominato però una nuova commissione con l’ambizione di alzare l’asticella del progetto, diventando così più oneroso. Dalla proposta dell’architetto Milani, di cui purtroppo sappiamo ben poco, allo stop momentaneo, come ha tenuto successivamente a precisare la Sindaca Fabio, eletta nel 2023, il passo è stato piuttosto breve.
Alcuni concittadini si sono esposti pubblicamente plaudendo all’iniziativa della Sindaca di interrompere un processo, a detta loro, di “cristallizzazione” del Palio.
Ma cosa vuol dire “cristallizzare” il Palio? La paura deriva evidentemente da alcuni processi analoghi compiuti nel mondo per “storicizzare” alcuni fenomeni, mettendoli in una teca per non nuocere (come ad esempio i musei sul Nazismo e sull’Olocausto in Germania) o perché effettivamente superati dalla storia. Il Palio e le Contrade rappresentando una festa al momento ancora viva, a mio avviso, non si cristallizzano mettendoli in una teca, bensì provando a mettere indietro le lancette dell’orologio ad un tempo passato spesso più idealizzato che reale e non accettando quelli che sono i naturali mutamenti della società in cui viviamo. Sinceramente trovo molto più preoccupante l’accettare una vita di Contrada paliocentrica e ridotta a eventi enogastronomici, che una Galleria che possa valorizzare la Festa più unica del mondo. Credo anzi che aprire le porte della conoscenza di una storia che ha un inizio, ma che ancora non ha una fine, possa essere uno stimolo per continuare a immaginare il Palio e le Contrade nel prossimo futuro.
Un altro tema che spesso viene tirato in ballo per rifiutare la proposta della Galleria del Palio è l’esistenza dei musei delle diciassette Contrade. Senza che nessuna delle consorelle si offenda, dobbiamo essere consapevoli che molti di questi musei non sono all’altezza né degli standard di sicurezza né di quelli narrativi. Salvo alcune eccezioni, i musei sono per lo più sale espositive senza un percorso vero e proprio, senza supporti mediali validi. Quindi, se è vero che nell’idea iniziale di “museo diffuso” i musei di contrada possono giocare legittimamente la loro parte, contribuendo ad ampliare conoscenza e diffondere curiosità alle persone interessate, è anche vero che non hanno, al momento, le caratteristiche per poter raccontare in modo omogeneo l’interezza della Festa. È doveroso inoltre ricordare l’indignazione collettiva quando un’importante azienda nazionale che opera anche su Siena tentò di mettere i musei di contrada in rete, sintomo di una generale diffidenza nel far gestire ad altri il proprio patrimonio.
Aprire una galleria che spieghi, al di fuori dei canonici otto giorni estivi, cosa sia il Palio e soprattutto cosa siano le Contrade, è giusto non solo per interrompere la brutta pratica di turisti fermi a guardare vecchi video in alcuni negozi del centro, ma anche per garantire una narrazione “certificata” della nostra Festa. Circa un anno fa, nelle colonne del Corriere di Siena, ero intervenuto per segnalare l’importanza di dotare il Palio di una comunicazione adeguata, al momento assente, eccezion fatta per la diretta di La7, in un momento storico in cui fake news e intelligenza artificiale la fanno da padroni. Uno spazio reale come la Galleria del Palio, affiancato a una comunicazione digitale che sia istituzionale e distintiva, potrebbe quindi porsi come pilastro di una conoscenza più profonda e meno distorta della festa. Inoltre una narrazione coerente e ben costruita potrebbe garantire un riequilibrio fra la punta dell’iceberg, la corsa, e tutto il mondo sommerso, fatto di relazioni umane, coesione sociale, solidarietà e volontariato. Un unicum che molte persone, una volta che ne vengono a conoscenza, sognano di poter rivivere nella propria realtà.
Fin qui non ho toccato l’argomento finanziario, altro tema che necessita una riflessione profonda. Sappiamo bene che molti musei italiani non godono di buona salute e che il mantenimento di un equilibrio finanziario sia un’operazione molto complessa. Per questo motivo, uno degli obiettivi della galleria del Palio, dovrebbe essere quello di fare tanto spendendo poco, di diventare cioè una risorsa della città. La sua naturale attrattività e una proposta realmente contemporanea potrebbero assicurare un fondo cassa da investire in opere legate al mondo del Palio e delle Contrade stesse, alleggerendo quelli che sono gli sforzi che nel tempo si stanno compiendo per continuare a far splendere la nostra festa. Penso al rifacimento delle monture, all’organizzazione del Palio stesso, ai palchi. Per fare questo dovremmo però prendere coscienza di rivedere quelle che sono alcune spese all’interno dei rioni, puntando a progetti concreti di coesione sociale e di rilancio dei rioni stessi, magari cercando di superare alcune contraddizioni come quella di “svendere” i nostri simboli.
Affiancato a questo processo, si potrebbe quindi creare anche una valutazione su quello che è il merchandising del Palio di Siena, presente da oltre 50 anni, tentando di rilanciare in questo caso l’artigianato e l’imprenditoria locale e correggendo, ove necessario, quelle che sono storture di un mercato paliesco in pieno delirio consumistico. Non è un caso che molti degli ultimi locali aperti in città abbiano nomi richiamanti la festa. Con lo sport in crisi, la banca che non tira più come prima e con un’offerta culturale abbastanza arida, il Palio e le Contrade hanno, infatti, assunto un ruolo guida sia per i cittadini (da qui la deflagrazione dei numeri delle contrade) che per le attività.
Se da una parte è vero che la città e il mondo delle Contrade stanno affrontando sfide molto complesse come la morsa tentacolare dei b&b nel centro storico, il turismo che rischia di imporsi come monoeconomia, i giovani che se ne vanno in cerca in futuro migliore, una vita vissuta sempre di più in modo individuale, la solitudine dei social network e una crescente aumento della povertà, è pur vero che non possiamo abbandonarci alla rassegnazione. È anche per questo motivo che reputo la Galleria del Palio un buon investimento per la città e, se progettato con il coinvolgimento dei giovani e delle Contrade stesse, anche uno stimolo in più per dimostrare quell’attaccamento e quella passione viscerale che abbiamo per la nostra storia.
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