Il Fiore
Credo che, in ogni nuova fase della nostra vita, ci siano delle persone che, più o meno volontariamente, ti facciano da guida, come una sorta di Virgilio di dantesca memoria.
Per me Lorenzo, il Fiore, lo è stato nel salto fra il Liceo e le Feriae Matricularum: con quella facciata esterna che sembrava burbera, ma che nascondeva un animo nobile e gentile, mi ha aiutato a prendere consapevolezza del mondo adulto, senza però dimenticare quanto fosse bella la passione un po’ ingenua liceale. E soprattutto mi ha aiutato a comprendere l’esistenza delle “zone grigie” che da matricola non riesci a vedere: un po’ come quando entri in una casa bellissima, dove anche le crepe ti sembrano messe lì come abbellimento. Ecco, lui mi faceva notare che invece era lì che si doveva intervenire.
Anche io, come tanti amici, ho tanti ricordi che mi legano a lui: al Liceo Classico, quando il suo nome per noi giovani aleggiava come una sorta di semi-dio (era infatti l’ultimo ad essere stato Presidente del Comitato) e poi nei primi due anni di Università. In particolare rivivono in me, come fosse ieri, i momenti passati insieme per la sua candidatura a Principe dei goliardi e quando organizzammo la grandiosa festa del Liceone del 2009.
A questi si sommano tanti altri piccoli ricordi, alcuni dei quali ti segnano in modo più profondo, come quando, all’uscita dal senato di un’acclamazione disastrosa, mi prese sotto braccio e mi disse: “le Feriae sono un’altra cosa, ricordatelo sempre.”
Poi, come tutte le guide, ad un certo punto ti lasciano andare a rischiare di sbagliare e a gioire da solo, guardandoti da lontano, come un genitore fa con i figli che imparano ad andare in bicicletta. E sebbene lo scorrere del tempo li faccia apparire lontani, dentro di noi quei consigli e quegli sguardi rimangono a ricordarti qual è la strada da intraprendere.
Grazie Fiore, per tutto.
Il tuo midino.
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